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Antologia
Selezione di traduzioni poetiche
Robert Şerban, dalla raccolta «Morte ultrafine», 2010
In alto il cuore
sono salito sul tetto della casa
in cui mio padre
il nonno
il bisnonno
sono nati
e
hanno vissuto la loro vita
l’ho cavalcata
come si cavalca un cavallo
se si ha mai questa fortuna
e mi sono aggrappato con entrambe le mani
alla chioma del tetto
ho sentito il cuore in alto
come mai prima
e dovetti chiudere gli occhi
perché non schizzasse da lì
e cominciasse a volare
giocattolino da un soldo
spesso mi rallegro di cose così insignificanti
che sospetto me stesso
di non sapere bene cosa voglio dalla vita
sono alla sua metà e
mi piace credere che
ciò che vedo lontano lontano lontano lontano
piccola
come un giocattolino da un soldo
è la mia propria morte
George Popescu, dalla raccolta «Lettere a lady Di», 2003
Da un capo all’altro del sogno
come se una maledizione non bastasse
– un albicocco fiorito nell’unica notte
in cui dormii da un capo all’altro
del sogno con te triste
perché sorridessi
– per farti sorridere
dovetti strappare le mappe ben note
del cielo spostando città e isole
e monti e mari italiche
nella tua provincia sonnacchiosa
non ottenni nient’altro che un sorriso
quanto una lama tagliente nella mia attesa
sconquassata da grandi freddi
con Dio scalzo
sogno la morta che sarai. il morto che sarò.
l’intonaco di questa veduta chiusa: la minuzia
di una vita che finisce in una terzina dantesca.
e tu lì che sorridi con lo sguardo di colei che è per sempre dimenticata:
identità incerta: tra quella di una bimba di mezzo secolo fa
senza denti con piccoli seni dall’intarsio di piombo e la donna
incontrata su un treno di provincia nella notte
in cui sono ridiventato uomo. cespuglio di parole acerbe –
su un colle stanco. con Dio scalzo che mormora
una preghiera inesistente.
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Sean Cotter: L’esilio è una traduzione, una traslazione?
Una sorta di migrazione?
Norman Manea: Esistono,
senza dubbio, molte somiglianze. La traduzione è anch’essa
un processo di migrazione
da un luogo (la lingua) di “partenza” al luogo (la lingua) di “arrivo”. Parimenti, è un processo
di rinascita e di adattamento
del testo, il testo nomade,
a un altro contesto.
L’assimilazione dell’emigrante,
del rifugiato, dell’errante
nel nuovo ambiente
significa il trasferimento dell’io
in un’altra lingua
e in un’altra cultura,
nella quale cerca di trovare posto
ed espressione.
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